L’orologio

C’era un grande orologio, nella vecchia casa nel bosco. Era a pendolo: incassato in un pregiato legno di noce, istoriato da generazioni di poeti maledetti che, alle prese con muse procaci, spesso, facevano soste frequenti, per incidervi sopra desideri irresistibili e ardenti che avevano il pudore di rendere pubblici.

Nel buio perenne del piccolo studio, una fioca lampada illuminava gli inusuali ornamenti e poco d’altro, e appena fuori dal suo raggio, nella penombra, si distingueva a fatica il volto di un uomo, seduto stanco sulla sua poltrona.

Uno scrittore maledetto, a detta della gente, sbalestrato, quindi snobbato da quasi tutti gli abitanti del villaggio, perché da tempo aveva smesso di scrivere per il giornale locale e si era dedicato , anch’egli, come i poeti, a incidere i suoi desideri sull’orologio a pendolo, ormai fermo.

Si era bloccato il 21 dicembre del 2015 e non c’era stato verso di ricaricarlo: l’ora che annunciava era sempre la stessa.

Nero, così si chiamava lo scrittore, aveva formulato varie teorie per farlo ripartire, ma al tentativo di rimetterlo in movimento, opponeva una strana resistenza, per il timore che le funzioni cronologiche dell’orologio, avrebbero condannato a morte la sua musa.

Ma uno di quei giorni che gonfiano la vita con la loro esuberanza, che rindondano di innumerevoli speranze, lo scrittore si armò di coraggio e decise di svelare il suo mistero;

Fu uno di quegli inizi che non appartengono a nessuna storia già scritta, perché nessuno prima di Nero l’aveva mai vissuta.

Lo scrittore sosteneva che l’orologio era rimasto affascinato dal mistero, per cui non aveva permesso al pendolo di oscillare; anzi, aveva preferito crogiolarsi dentro, tanto era il piacere che dava l’esito del suo possibile incontro con la sua musa.

La Musa volgeva questa spiegazione in un rimprovero: Nero aveva paura dell’amore, perché non l’aveva mai conosciuto davvero e se avesse cambiato la trama al suo racconto, l’avrebbe persa, per cui inventava mille giustificazioni alla sua inerzia.

Ma lo sbalestrato scrittore, quel nuovo 21 dicembre 2015, colpì l’orologio con la sua penna e il pendolo ripartì: usci da quella stanza e corse ad abbracciare la sua Musa, che da anni, era rimasta ad aspettarlo nel giardino della casa nel bosco, dentro il suo cespuglio di rose.

Il tempo si fermò, commosso dai loro baci, ma l’orologio continuò ad ascillare per accompagnare con una musica melodiosa Nero e La Rosa, nel loro incanto.

Il 21 dicembre di quell’anno era stato un giorno magico, come solo accade nelle favole, e l’orologio non poteva permettere che il tempo lo portasse via con sé; questo era il motivo per cui si era fermato.

C’è chi narra che questa storia sia pura fantasia, ma io posso testimoniare che non è così, perché sono io Il Tempo che si era fermato…

… e vi giuro che sono fermo ancora al momento dell’incontro dei due amanti; perché non voglio consumare quella meravigliosa favola d’amore. Non voglio consumare il loro amore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error

Ti piace questo blog? Allora spargi la voce :)