C’erano infiniti uomini, dentro Aleph. Non infiniti in senso letterale che per spiegarselo ci si dovesse inoltrare nell’antologia degli insiemi. Ma milioni di miliardi di trilioni di uomini che nemmeno lui avrebbe potuto contarli.
Allo sguardo miope di un umano comune, Aleph, sarebbe sembrato un uomo morfologicamente uguale agli altri; con 2 occhi, un naso, una bocca e una sola testa, ma in realtà ogni uomo dentro di lui aveva una sua caratteristica e precisa fisionomia, sicuramente non riducibile ai 5 solidi regolari di Platone che s’incastrano alla perfezione tra loro, anzi, si “castravano”, alla perfezione!
No: gli uomini di Aleph erano tutti “sregolati”, pieni di contraddizioni, manie e di disordini morali; il che vuol dire che cozzavano l’uno con l’altro, causando tamponamenti a catena.
Un giorno però, dopo ere geologiche della sua vita grama, un colpo vitale di tacco 12 spinse l’uomo XY contro l’uomo XX e accadde un miracolo. Entrambi erano irregolari; ma inspiegabilmente, le loro irregolarità, combaciavano come i 5 solidi di Platone. Dove uno aveva una sporgenza, l’altro aveva una rientranza.
XY e XX non si sarebbero nemmeno sognati una tale fortuna e si unirono in un amplesso appassionato, ma anche un po’ violento, giustificato da tutti quegli anni trascorsi a desiderare ardentemente quel momento.
Rimasero così a lungo, forse per sempre, perché l’evento fortunato in cui si erano scoperti, diventasse il caposaldo… nella loro “capamalata”.
E vissero felici e contenti (anche se si menavano in continuazione).