La Rosa Nera

Angela Maria Santarosa

Sono una che crede alle cose impossibili, lasciate le vostre idiozie a casa vostra o nel vostro cesso

Storia di una condanna liquida

C’è un veleno che scorre silenzioso, trasparente come l’acqua di una fonte che pare innocua, ma che in realtà è un fiume nero e impetuoso. È l’alcol. L’alcol che si infila nelle crepe delle giornate, nelle notti stanche, nelle case dove regna la noia e nelle feste dove si cerca l’euforia. L’alcol che è ovunque, come un dio antico che si credeva scomparso, ma che invece è sempre qui, vestito di bottiglie colorate, etichette dorate, pubblicità patinate che vendono un sogno che puzza di rancore.

Lo vendono dappertutto: nei supermercati, sugli scaffali in fila come soldati pronti all’assalto. Lo vendono nei bar, come una scusa per parlarsi, come un complice che ti ascolta e poi ti uccide. Lo vendono come fosse una poesia, e invece è un colpo di pistola lento. Non importa dove sei: a scuola, al parco, in ufficio, l’alcol arriva sempre, scivola tra le dita, si insinua nei pensieri, si confonde con la libertà.

E la storia è sempre la stessa: prima un bicchiere che sembra un amico, poi una bottiglia che diventa una catena. L’alcol è un ladro. Ti ruba la lucidità, ti ruba la voce, ti ruba la dignità. Ti fa dire cose che non pensi, ti fa fare cose che non faresti. Ti trasforma in un altro, in un estraneo a te stesso. Ti fa credere di essere libero, ma è una libertà che non è tua, è solo un sogno avvelenato.

Io lo so, lo so fin troppo bene. Perché anche io ci sono cascato, anche io ho cercato nel fondo del bicchiere una via d’uscita che non esiste. Ci sono notti in cui il bicchiere è la sola risposta, la sola voce che senti, il solo abbraccio che non giudica. Ma è un abbraccio gelido, un abbraccio che ti stringe fino a stritolarti. E alla fine resti solo con la tua ombra, con la testa pesante e il cuore vuoto.

Gli alcolisti, poi, li guardano come se fossero spazzatura. Li chiamano “brutti alcolizzati di merda”, li buttano fuori, li mettono ai margini. Ma nessuno vede il buco nero che si apre quando ti manca la forza di fermarti. Nessuno vede le notti in bianco, le lacrime, i pensieri che si aggrovigliano. È facile dire: “Basta bere”. Ma nessuno lo sa cosa vuol dire stare in bilico ogni giorno, su un filo sottile tra la voglia di vivere e il desiderio di sparire.

E intanto l’alcol resta lì, come un dio capriccioso che non conosce pietà. Non viene punito, non viene bandito. Viene venduto, promosso, esaltato. Dicono che sia cultura, dicono che sia tradizione, dicono che sia un modo per stare insieme. Ma la verità è che l’alcol è la rovina. È più letale della droga, più spietato dell’eroina, più subdolo della cocaina. È un veleno legale, un assassino che nessuno osa fermare.

E io mi chiedo perché. Perché si lascia che questa merda continui a scorrere tra le nostre vite come un fiume di morte. Perché non si bandisce, come si bandirebbe un’arma chimica. Perché si fa finta di niente. Forse perché l’alcol è il petrolio dell’anima, come il petrolio è il sangue delle macchine. Perché muove soldi, muove affari, muove tutto. Ma muove anche la disperazione.

Se solo ci curassimo con le emozioni vere. Se solo avessimo il coraggio di guardarci dentro senza doverci stordire. Se solo capissimo che la libertà non sta in un bicchiere, ma in un abbraccio sincero, in una parola buona, in una carezza. Se solo l’alcol fosse bandito da ogni angolo del mondo, allora forse la nostra società smetterebbe di essere così malata.

Io lo so, lo so e lo urlo: l’alcol uccide davvero. Uccide l’anima, uccide i sogni, uccide l’amore. È la condanna liquida che ci portiamo dietro, la condanna che nessuno vuole vedere. Ma io la vedo. E anche se ci ricado, anche se a volte cedo, so che la verità è lì: in questo veleno trasparente che ci divora piano piano.

E allora vi dico: guardatelo in faccia questo demonio. Guardatelo, e sappiate che non c’è niente di poetico, niente di magico, niente di glorioso nell’alcol. È solo morte in bottiglia. E finché non lo capiremo, continueremo a bruciare vite, sogni e speranze in questo fiume di liquido assassino.

Questa è la storia. Una storia sporca, una storia vera. Una storia che dobbiamo raccontare, finché non ci sarà più nulla da bere, ma solo emozioni pure e vere che non hanno bisogno di maschere, né di bicchieri.

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