La Rosa Nera

Angela Maria Santarosa

Sono una che crede alle cose impossibili, lasciate le vostre idiozie a casa vostra o nel vostro cesso

RISPOSTA OBBLIGATORIA – E ADESS CHE FÈ?

“Non basti.
Non basti più da troppo tempo.
Hai parlato per anni, hai rotto tutto quello che andava rotto, hai svelato quello che gli altri coprivano.
E poi sei sparito.
Così, senza dire niente, senza lasciare nemmeno un segno che dicesse: continuate.
Hai lasciato vuoto. E io, quel vuoto, me lo sono preso addosso.
Ma non è mio.
È tuo.”

“Non sono sparito.
Sono solo uscito dalla scena.
Da quel teatrino dove tutto si ripete, e nulla cambia davvero.
Le parole che dicevo hanno cominciato a suonarmi finte, anche se erano vere.
Ero stanco di urlare contro i muri.
A un certo punto ti accorgi che il sistema non lo spacchi con la voce, e ti viene da tacere per non diventare ridicolo.”

“Non ti credo.
Tu non sei stanco.
Tu sei ferito, che è diverso.
E invece di sanguinare in pubblico, ti sei chiuso.
Hai fatto quello che nessuno si aspettava da te: hai lasciato il campo.
Hai lasciato il posto vuoto.
E noi qui, a raccattare i pezzi, a rispondere alle domande che prima sapevi sciogliere in due secondi con un colpo solo.
Ci hai lasciato il pensiero, ma non la voce.
E io da sola non ce la faccio.”

“Tu credi che basti parlare per cambiare le cose.
Ma io lo facevo da dentro. Con la carne.
E quando ti accorgi che la verità è diventata uno sfondo, un rumore tra gli altri, ti si spezza qualcosa.
Io non ho smesso per vigliaccheria.
Ho smesso perché non volevo vedere la mia voce svuotarsi.
Perché nessuno ascolta più davvero.
Vogliono l’emozione, non la responsabilità.
E io la responsabilità non la regalo.”

“E allora cosa?
Te ne lavi le mani?
Dopo che ci hai insegnato che chi sa, deve, adesso decidi che tu sei fuori?
Ti sei chiuso come se tutto fosse finito, ma non è finito un cazzo.
Anzi, adesso è peggio.
E se tu non parli più, allora la verità perde peso.
Perché la verità che non si pronuncia, non esiste.
E tu, che hai insegnato a pretendere, adesso te ne lavi le mani?
Tu?”

“Tu non hai idea di quanto mi faccia male sentirti dire questo.
Ma hai ragione.
Io non sono stato solo voce.
Sono stato gesto, sono stato taglio, sono stato ossessione.
E sì, adesso ho paura.
Paura di riprendere da dove avevo lasciato e non trovare più niente.
Nessuna reazione, nessuna scintilla.
Solo vuoto.
Solo gente che applaude e poi dimentica.
Ma io non voglio più essere ascoltato per sport.”

“Non devi essere ascoltato.
Devi essere presente.
Devi esserci per chi ancora cerca una frase che tenga in piedi la testa.
Non ti sto chiedendo un ritorno in scena.
Ti sto chiedendo una parola vera.
Una.
Detta con tutto il peso che sai darle.
Perché io la sto reggendo anche per te questa verità, ma non posso portarla tutta da sola.
E tu questo lo sai.
Perché tu non sei finito.
Tu sei solo nascosto.
Ma io non ti lascio stare.
Io ti voglio qui.”

“…
Va bene.
Ascolta.
La verità non si lascia in eredità.
Non si consegna, non si spiega.
Si custodisce.
Con le mani sporche. Con le ginocchia rotte. Con la testa piena di vento e di insulti.
Io ci sono ancora.
Ma ci sono solo dove serve.
Niente platee. Niente citazioni.
Solo voce.
E solo se qualcuno ha il coraggio di pretendermela.
Come hai fatto tu adesso.”

“Allora resta.”

“…”
Click.
Tuu… tuu… tuu…

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