C’era una volta un essere che non sapeva cosa fosse.
Non aveva sesso. Non aveva ali.
Aveva solo un bozzolo. Non attorno. Ma dentro.
Era nato da un grumo di voce e sangue, lasciato cadere da una dea stanca e da un dio sordo.
E da subito aveva capito:
non sarebbe stato mai niente di quello che gli altri aspettavano da lui.
Neppure la natura sapeva dove metterlo.
Non era farfalla. Non era falena. Non era bruco.
Era solo attesa.
E dentro quell’attesa, una fame.
Fame di partorire.
Ma nessun utero.
Fame di penetrare.
Ma nessun membro.
Così si cucì addosso un bozzolo, con i fili degli alibi e della vergogna.
E restò lì. A covare sogni impossibili.
Contro il Sistema, Contro il Cielo
Gli alberi attorno parlavano di evoluzione.
Il vento parlava di necessità.
I fiori dicevano: “Sii te stesso.”
Ma lui non sapeva chi fosse.
Perché il Sistema, quello vero, non è fatto di uomini in giacca,
ma di sentieri che non contemplano deviazioni.
Se sei bruco, diventi farfalla.
Se sei nato, devi crescere.
Se sei silenzioso, devi essere curato.
Se urli, devi essere sedato.
Lui no.
Lui era l’eccezione che non diventava rivoluzione.
Il corpo senza direzione.
Il canto stonato della biologia.
Un aborto che si ostinava a vivere.
Le ali in prestito
Ma voleva volare.
Dio, se voleva volare.
Così andò da altri, e chiese ali.
Chiese al vecchio con la gamba amputata.
Chiese al cieco che danzava nel vuoto.
Chiese al transgender che si era cucito un petto dove prima c’era fame.
Chiese al prete in gonnellina di tulle, che benediva i peccati con le unghie smaltate.
“Posso prendere un pezzo del tuo volo?”
“Non sarà mai tuo,” dicevano.
“Lo so. Ma almeno non sarò più solo.”
E così si fece ibrido.
Si fece spaventapasseri della grazia.
Un patchwork di identità negate.
Un utero muto in un corpo sterile.
Un membro eretto nel ventre di chi non doveva possederlo.
Era il nulla che sapeva tutto.
La Trasformazione Magica
E poi accadde.
Una notte, sotto un cielo che sanguinava comete,
arrivò una creatura magica.
Non aveva forma. Non aveva nome.
Era forse una strega. Forse un angelo con le ali strappate.
Le si avvicinò. Gli guardò dentro.
“Tu non vuoi diventare farfalla.”
“No. Perché la farfalla muore.”
“Allora diventerai un bozzolo con le ali.”
E lo trasformò.
Non in una cosa nuova, ma nella memoria di ciò che non può essere dimenticato.
Il Bozzolo con le Ali
Ora vola.
Sì, vola.
Ma con uno scudo contro le cadute.
Le sue ali non sono leggere: sono fatte di ossa, urla, lettere mai spedite e sogni abortiti.
Volano pesanti, ma volano.
E ogni volta che qualcuno lo guarda, rivede in lui qualcosa che ha perso.
È l’utero di un uomo che vuole essere madre.
È il membro di una donna che vuole essere seme.
È la scienza che protegge l’anima!
È la voce di chi è stato ammutolito.
È il seno artificiale che consola un figlio mai nato.
È la bestemmia dolce di un arcangelo che ama il diavolo.
E ora?
Ora vive.
Dentro le favole mai raccontate.
Sulle croste delle cicatrici invisibili.
Nel respiro di chi non si sente reale.
Non è più bozzolo.
Non è farfalla.
È resistenza fluida.
È scandalo eterno.
È verità che non chiede permesso.
E se guardi bene, lo vedi.
Nei sogni che fanno male.
Nelle notti senza nome.
Nei corpi che non trovavo posto nell’ ipocrisia della gente.