Anatomia di un’Incompiuta
Contenuti extra
Grazie per aver scelto di leggermi.
Ora lascia l’indirizzo.
Non per ricevere una newsletter qualsiasi.
Ma per ricevere qualcosa che non galleggia: va a fondo.
Un frammento inedito. Un gesto. Un passo in più.
Scrivimi dove arrivare.
E io arrivo.
Riceverai subito
“Manuale per creature non richieste“
Mi chiamo Angela Maria Santarosa.
Sono nata a Tricarico, un piccolo centro che sembra dimenticato da Dio, il 2 settembre del 1980.
Figlia di Eugenio Santarosa e Carmela Benevento.
Prima di tre fratelli. Primo cuore a sanguinare. Prima a fuggire. Prima a cercare altrove qualcosa che si potesse chiamare amore.
Scrivo da sempre. Da quando non sapevo ancora scrivere.
Facevo le lettere con le dita nell’aria, inventavo storie tra i lenzuoli.
La scrittura è stata la mia prima tortura e il mio primo talento.
Quello che mi ha salvata mentre mi allontanava da tutto.
Quello che mi ha dato una lingua quando non avevo voce.
Quello che mi ha fatto perdere pezzi di affetto, mentre mi cuciva addosso il destino.
A diciassette anni ho avuto Rocco, il mio primo figlio.
A diciassette anni non sei madre. Sei fame. Sei paura. Sei un grembo che cerca senso.
Ho lasciato la scuola, ma la scuola non ha mai lasciato me.
Per anni ho vissuto con l’idea di non essere abbastanza. Non diplomata, non completa, non degna.
E poi, un paio d’anni fa, l’ho fatto. Ho preso quel diploma. Non per gli altri. Per me. Per la ragazza che non ci aveva creduto.
Mi sono sposata. Ho avuto Maria.
Poi un divorzio, che mi ha strappato la pelle.
Poi una convivenza. Cinque anni. Un altro figlio, Giuseppe, che mi è stato tolto. Non voglio raccontare qui le peripezie.
Solo dire che un figlio che ti viene tolto ti scava dentro una stanza buia dove nessuno deve entrare.
Poi ho avuto Sophia, da un secondo matrimonio.
Una bambina che porta il nome della sapienza, e che invece mi ha ricordato la follia dell’amore.
E oggi, posso dire che sto vivendo un secondo capitolo della mia vita.
Sono una donna ancora non appagata. Ancora in credito con il mondo.
Non felicissima — perché gli scrittori, quelli veri, quelli che sentono tutto, non sono mai completamente felici.
Viviamo nel crepuscolo. Scriviamo nel buio. Amiamo in silenzio.
Ma ho le mie piccole gioie. Le mie piccole vittorie.
Ho ricostruito la mia casa, il mio cuore, la mia voce.
E oggi posso dire, senza tremare, che sono una scrittrice. Lo sono sempre stata. Solo che adesso lo rivendico.
Scrivo per non dover chiedere scusa.
Scrivo per lasciare qualcosa ai miei figli. A chi verrà dopo.
Scrivo per chi non ha più voce, o non ha mai avuto il permesso di averla.
Questo libro è un atto di sopravvivenza.
È breve solo in lunghezza, non in verità.
È il primo mattone.
Il romanzo, quello vero, già lo sto scrivendo.
Ma intanto, questa sono io. Così come sono.
Nuda, bruciata, viva.
Angela Maria Santarosa